18 Gennaio 2023

Anche i tappi salveranno il mondo

Ti è capitato recentemente di stappare una bottiglia e notare che il tappo non si staccava dal resto? Nessuna anomalia o difetto di fabbrica: hai solo sperimentato come sarà il futuro.

Dal 3 luglio del 2024 i tappi dovranno rimanere vincolati al proprio contenitore: è questa la decisione dell’Unione Europea per iniziare un nuovo ciclo su come riutilizzare la plastica.

SUP – Single Use Plastic è il nome della direttiva che ha messo definitivamente alla porta la produzione di plastica monouso non riciclabile.
Una grande rivoluzione che cambierà radicalmente il design dei contenitori, il comportamento delle aziende produttrici e la consapevolezza dei consumatori.

Le tappe del percorso

Verso la fine degli anni Novanta, i tappi hanno iniziato a diventare protagonisti di iniziative di sensibilizzazione in materia di sostenibilità.
Dalle scuole in cui venivano raccolti e utilizzati dagli studenti in modo creativo, alle opere di grandi artisti, i tappi sono stati l’unità di misura per denunciare l’enorme produzione di plastica, insostenibile per il pianeta e per gli esseri viventi.

Se nel 2018, la Plastic Strategy imponeva l’obbligo di trasformare tutti gli imballaggi in materiale riutilizzabile o riciclabile entro il 2030, l’anno successivo una nuova Direttiva europea (la già citata SUP) poneva le basi per evitare che la plastica circolasse e si perdesse nell’ambiente. Se da un lato si lavorava cercando una strategia per ridurre il materiale nocivo per l’ambiente alla fonte, dall’altra si metteva in campo una misura per contrastare la dispersione di quello già in circolazione.


Piatti, bicchieri, cannucce e stoviglie in plastica monouso sono state convertite in materiale biodegradabile, mentre la soluzione per tappi e coperchi – chiamati Tethered cap – ha riguardato il vincolo di essere attaccati ai contenitori. Vincolare il tappo al contenitore renderà più semplice gettarli, e quindi riciclarli insieme.

In Italia i tappi vincolati sono diventati già lo standard per alcuni marchi, mentre per altri brand sono ancora in via di sperimentazione. Ma chi sta facendo davvero la differenza?

Una rivoluzione sostenibile nella produzione: gli esempi virtuosi

Multinazionali e piccole aziende sono state chiamate a essere più responsabili, rivedendo le proprie scelte di produzione a favore dell’ambiente.

Molti tra i grandi attori del mercato internazionale hanno dovuto rivedere l’ecodesign dei propri prodotti, cercando e attuando scelte più compatibili con il Pianeta.

Come riportato anche sul sito Ohga.it, Tetra Pack, azienda leader nelle soluzioni confezionamento degli alimenti, adotterà Tethered cap per le sue bevande in alcuni Paesi Europei. Coca-Cola ha dichiarato di voler portare fino al 25% la quota di imballaggi riutilizzabili, mentre ha sperimentato i tappi attaccati alla bottiglia che riportano la scritta: “Tienimi unito per riciclare meglio”.
Allo stesso modo il primo competitor di Coca-Cola, Pepsi, ha comunicato di voler ridurre la plastica del 20% entro il 2030, mentre in Italia San Benedetto dal 2020 ha scelto di adottare tappi ecologici, come il suo iconico “Twist and drink”.

Quelli citati sono tutti esempi virtuosi di società hanno rivoluzionato i propri prodotti, incitati dalle istituzioni a rivedere il proprio modo di stare sul mercato da poco. Ma c’è chi, da sempre, ha sostenuto la causa ambientale creando marchi eco-compatibili.

Un’eccellenza è senza dubbio Patagonia, azienda tessile statunitense che produce abbigliamento sportivo e da esterni sostenibile. La storia di questo marchio affonda le sue radici nella natura: il suo fondatore, Yvon Chouinard, era un affermato arrampicatore che nel 1957 iniziò a produrre e vendere attrezzatura da climbing fatta a mano. I suoi picchetti erano gli unici che non distruggevano la pietra, ma si incuneavano nella roccia, senza distruggere l’ecosistema.

La storia di Patagonia è costellata da attivismo e decisioni pro-ambiente. Dopo essere diventata una B-Corp, ha designato il Pianeta come suo unico azionista. In una bellissima lettera del suo fondatore, vengono raccontate le motivazioni che hanno condotto l’azienda a una decisione così etica.

La poetessa polacca Wisława Szymborska diceva che la capacità di ispirare non è un privilegio dei poeti o degli artisti in genere. Ma è di tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia.
E noi aggiungiamo “con consapevolezza”.